L’importanza della giusta protezione
Sarà per la scaramanzia, ma in Italia sono appena 700mila le persone assicurate contro il rischio di decesso prematuro, un settimo del fabbisogno totale. Eppure ci sono convenienze, alternative e agevolazioni
E’ una di quelle coperture assicurative che, assieme alla responsabilità civile del capofamiglia, dovrebbero trovare sempre collocazione nel portafoglio del risparmiatore come strumento dì protezione familiare. Le polizze caso morte coprono il rischio di prematuro decesso dell’assicurato, garantendo il pagamento di un capitale al nucleo familiare. Possono essere proposte come prodotto a sé (stand alone) o legato invece a un contratto di finanziamento (creditor protection insurance) in maniera tale che la prestazione assicurativa estingua l’esposizione debitoria.
Nella realtà dei fatti la diffusione delle polizze caso morte è davvero risìbile. Secondo dati Iama a fine 2012 le temporanee caso morte (tcm) raccoglievano solo 440 milioni di euro e le assicurazioni legate ai finanziamenti 1.250 milioni. Per quanto riguarda il 2013 la raccolta delle temporanee caso morte è stata di 465 milioni in crescita del 5%, un dato non esaltante per poco più di 700mila persone assicurate. Per quanto riguarda le polizze legate a un contratto di finanziamento la raccolta è stata superiore a 1,1 miliardi, in calo del 4% rispetto all’anno precedente, principalmente a causa della diminuzione dell’erogazione di credito, anche se in parte è stato compensato dall’incremento percentuale delle polizze di copertura sul totale dei crediti concessi.
Tra i motivi della ridotta diffusione vi è sicuramente un deficit di cultura assicurativa ma anche una barriera psicologica rappresentata dalla scaramanzia. Infatti, il processo decisionale che porta all’acquisto della polizza ci costringe a pensieri spiacevoli e la polizza caso morte, che paga al decesso dell’assicurato, è associata a un fatto doloroso e traumatico. Secondo i calcoli di Sigma Swiss Re, nonostante l’obbligatorietà dell’assicurazione caso morte per molte categorie di persone (per coloro che stipulano un mutuo immobiliare, per esempio), tale torma di assicurazione copre in Italia solo un settimo del fabbisogno totale, paragonato a un quarto in Germania e metà negli Usa (mentre i protection gap sono di valore comparabile perché il reddito medio in Italia è più basso).
Nel decreto legge 31 agosto 2013, n. 102 sull’Imu si prevedeva la riduzione al 50% dell’importo detraibile che passa dagli attuali 1.291,14 euro (2.500.000 delle vecchie lire) a 630 euro per il periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2013. Dal periodo d’imposta 2014 veniva poi prevista la riduzione di soli 230 euro a decorrere dal penodo d’imposta 2014. Si specificava inoltre come in tale plafond di detraibilità sono compresi i premi vita e infortuni stipulati o rinnovati entro il penodo d’imposta 2000. Il 15 ottobre 2013 è stato poi approvato un emendamento in sede di conversione del decreto Imu che allevia la penalizzazione precedentemente prevista. Viene intatti da un lato confermata la riduzione degli incentivi per il 2013: tutte le polizze vita sottoscritte prima del 2000 e quelle di puro rischio sottoscritte dopo il 2000 che godevano di una detrazione ai fini Irpef del 19%, con un tetto massimo di 1.291,14 euro vedranno la soglia dimezzata a 630 euro. Dal 2014 però la soglia di detraibilità, precedentemente ridotta a 230 euro, viene innalzata a 530 euro.
Di estrema rilevanza poi la previsione secondo cui le polizze long term care, in considerazione della particolare rilevanza sociale, continueranno a godere del tetto dei 1.291,14 euro.
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